Come annunciato nelle scorse settimane, il 4 e 5 aprile a Bari si sono svolte le due giornate conclusive del progetto Raise Up.
Il 4 aprile, nell’ambito di un seminario internazionale, sono stati presentati i risultati del progetto e il suo approccio innovativo al contrasto del lavoro sommerso in agricoltura.

Sono intervenuti: Gigia Bucci, Segretario Generale della Cgil di Bari; Lambert Kleinmann, Dirigente della DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione della Commissione Europea; Pietro Ruffolo, Project Manager di RAISE UP e coordinatore dell’Area Politiche europee e internazionali della Flai Cgil Nazionale; Lucretia Tanase – Console Generale rumeno a Bari; Anna Maria Patrizia Gadaleta Console Onorario della Bulgaria a Bari; Svetla VASSILEVA per il sindacato Bulgaro dell’Agricoltura FNSZ; Georgi Milchin, Segretario Generale dell’Ispettorato del Lavoro bulgaro; Arnd Spahn – Segretario dell’Effat per il settore agricoltura; Leonardo Di Gioia – Assessore all’agricoltura della Regione Puglia e Sebastiano Leo – Assessore al mercato del lavoro della Regione Puglia.

Oltre ai partecipanti dei paesi direttamente coinvolti nel progetto, era presente anche Thomas Hentschel, in rappresentanza del sindacato tedesco Agricolo IG-BAU, che ha preso la parola per esprimere la volontà di costruire con i soggetti partecipanti al convegno campagne di sensibilizzazione per i lavoratori migranti. La Flai Cgil è stata invitata a partecipare ad una campagna di informazione organizzata da IG-BAU e rivolta ai lavoratori bulgari stagionali impegnati nella raccolta dei prodotti ortofrutticoli nella regione dell’Assia.

Ha concluso i lavori Giovanni Mininni, Segretario Generale della Flai Cgil, di cui puoi recuperare qui l’intervento.

La presenza dei rappresentanti delle organizzazioni e dei paesi partner ha rappresentato un’importante occasione di confronto sui prossimi passi da intraprendere per proseguire l’azione del progetto anche dopo la sua conclusione.

Diverse le soluzioni prospettate dalla Flai Cgil in questa sede per contrastare, a livello transnazionale, il fenomeno del caporalato in agricoltura:

  • miglior coordinamento transnazionale degli ispettorati del lavoro;
  • creazione di una white list di imprese virtuose in ordine al rispetto della contrattazione collettiva, della normativa fiscale e del lavoro e della previdenza sociale;
  • rafforzamento del sostegno alle campagne di sensibilizzazione attraverso la cooperazione tra sindacati e istituzioni;
  • impegno della filiera ad applicare un sistema di etichettatura che consenta ai consumatori di riconoscere l’origine “socialmente responsabile” dei prodotti
  • introduzione dell’obbligo di contratto scritto nel giorno stesso dell’assunzione
  • impegno concreto della Politica agricola comune che dovrebbe aumentare il livello delle qualifiche professionali per i lavoratori agricoli attraverso la formazione professionale iniziale e permanente; rendere vincolante l’inclusione della formazione professionale iniziale e continua nei piani nazionali a sostegno del secondo pilastro; obbligare gli Stati membri a subordinare i pagamenti all’assenza di frodi nelle assunzioni e al rispetto degli accordi collettivi e delle norme in materia di salute e sicurezza.

E’ possibile scaricare qui l’intera presentazione del responsabile di progetto Pietro Ruffolo.

Il progetto volge al termine, quindi, ma continueremo a pubblicare ancora per un po’ per approfondire altre tematiche correlate al problema del caporalato in agricoltura. Prossimamente parleremo della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità e poi dedicheremo un focus alla situazione della Bulgaria.