a cura dell’Ufficio Studi della Fondazione Metes – 1° marzo 2024

Il VII Censimento agricolo dell’ISTAT mette in luce il prevalere del modello industriale nell’agricoltura italiana, con una marcata tendenza all’accentramento economico e strutturale che porta alla progressiva scomparsa delle piccole aziende e all’abbandono delle zone rurali montane e collinari.

Questo trend è allarmante considerando il ruolo cruciale dei piccoli agricoltori nella conservazione del territorio, della biodiversità e delle tradizioni culturali. In 38 anni, infatti, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre e la dimensione media di quelle sopravvissute è più che raddoppiata in termini di superficie a vantaggio di quelle con una dimensione economica maggiore. La manodopera familiare è ancora la principale componente della forza lavoro per le aziende agricole e rappresenta il 76% della manodopera, impiegata dal 98% delle imprese. Negli ultimi dieci anni, tuttavia, il ricorso alla manodopera familiare si è dimezzato, a vantaggio del lavoro salariato che è cresciuto del 47%.

Le politiche adottate finora sia a livello nazionale che europeo, si sono dimostrate inefficaci nel proteggere l’ambiente e nel contrastare i cambiamenti climatici, risultando in contraddizione con l’obiettivo di preservare la vitalità delle aree rurali. Le riforme della PAC, influenzate da principi neoliberisti, hanno favorito il predominio del mercato sull’agricoltura, accentuando l’uso predatorio delle risorse naturali e l’intensificazione delle pratiche produttive, mentre a livello nazionale manca una strategia agricola efficace, con interventi frammentati che lasciano alle imprese agricole poche prospettive di sopravvivenza.

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