Stando ai dati presentati dall’Osservatorio Sana e dal Rapporto Bio in cifre 2024, l’agricoltura biologica in Italia è cresciuta negli ultimi 10 anni sia in termini di superficie (+77%), che di operatori del settore (+70,4%). L’ultima nota della Fondazione Metes analizza nel dettaglio lo stato dell’arte del settore biologico.
La superificie agricola destinata al biologico
Nel 2023, la superficie biologica italiana ha raggiunto i 2.456.019 ettari, il 19,8% del totale della Superficie Agricola Utilizzata complessivamente nel paese. Il 58% della SAU biologica nazionale si trova nel Mezzogiorno, il 25% al Centro e il 18% al Nord.
Le aziende agricole biologiche
Gli operatori del settore sono 94.441. È interessante evidenziare come la quota di aziende biologiche risulti più elevata nel Centro (21,3%) rispetto al Nord (20,5%), al contrario di quanto avviene per il complesso delle aziende agricole italiane, a conferma di un maggior orientamento verso il bio in particolare nelle regioni Toscana, Lazio e Marche.
Il mercato del biologico
Anche il mercato dei prodotti biologici italiani è cresciuto fino a 9,1 miliardi di euro, aumentando del 9,7% rispetto al 2022.
Per saperne di più
Per un approfondimento sulla distribuzione della superficie biologica tra i principali orientamenti produttivi e sulla composizione del mercato del biologico italiano, vi rimandiamo alla nota completa scaricabile qui sotto.
La nuova nota della Fondazione Metes, che invitiamo a scaricare in fondo all’articolo, affronta il tema del paradosso dell’agricoltura capitalistica, tra spreco alimentare e fame nel mondo.
Le dimensioni dello spreco alimentare
Stando all’ultimo Food Waste Index Report dell’UN Environment Programme, lo spreco alimentare globale ha raggiunto 1,052 miliardi di tonnellate nel 2022, con 132 kg pro capite. La maggior parte degli sprechi avviene infatti nelle famiglie (60%), seguite dalla ristorazione (28%) e dalla vendita al dettaglio (12%).
Nell’UE, Eurostat segnala 58 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari annuali, pari a 131 kg pro capite. Le famiglie europee sono responsabili del 54% dello spreco, seguite dall’industria alimentare (21%), agricoltura (9%) e ristorazione (9%). Il Belgio, la Danimarca e il Portogallo sono i paesi UE con i maggiori sprechi pro capite.
Fig. 1 – Lo spreco alimentare nell’Unione Europea (2022)
La fame nel mondo
La FAO misura la dimensione della fame nel mondo utilizzando l’indicatore Prevalenza della sottoalimentazione (PoU) che rileva il numero di persone che non hanno accesso regolare ad una quantità di calorie o ad apporto energetico sufficiente per svolgere una vita attiva e in buona salute.
Secondo le ultime stime, nel 2023 tra 713,3 e 757,2 milioni di persone (in media 733,4 milioni di persone) hanno sofferto la fame, 152,1 milioni di persone in più rispetto alle stime del 2019, periodo pre-pandemia.
Fig. 2 – Prevalenza di insicurezza alimentare grave o moderata e Prevalenza di insicurezza alimentare grave nelle ripartizioni geografiche mondiali (% sulla popolazione mondiale)
La fame in Europa
La quota di famiglie nell’UE che non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni è aumentata dall’8,3% al 9,5% tra il 2022 e il 2023, riflettendo in parte l’accelerazione del prezzo del cibo registrata nel 2022. La Romania è lo stato dell’UE con la maggiore incidenza di famiglie che non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni (23,3% del totale).
Conclusioni
Vi rimandiamo al testo completo della nota per tutti i più recenti dati relativi ai principali indicatori dello spreco che alla povertà alimentare, nel mondo e in Italia, oltre alla nostra lettura più politica di questo paradosso che affligge il settore agroalimentare.
È fondamentale riflettere su come la nostra catena di approvvigionamento alimentare gestisca inefficacemente le risorse disponibili e attuare una drastica revisione delle pratiche agricole e di consumo, promuovendo un approccio più sostenibile e inclusivo.
La nota che presentiamo analizza l’andamento del fatturato dell’industria alimentare e delle bevande in Italia sulla base delle ultime informazioni rese disponibili da Eurostat e Istat. Quella che segue è una breve sintesi, ma vi rimandiamo al documento completo per approfondire.
Fatturato dell’industria alimentare e delle bevande
Nel 2023 l’industria alimentare e delle bevande in Italia ha raggiunto un fatturato di 193 miliardi di euro, pari al 15,6% del totale del settore manifatturieriìo. Negli ultimi anni, il settore è cresciuto del 42,3%, con un incremento particolarmente significativo del fatturato estero (+72,1% rispetto al 2015), superiore a quello domestico (+37,1%).
Consumi interni
Se guardiamo al solo mercato interno, il valore dei consumi di “Alimenti e bevande non alcoliche” idelle famiglie italiane ha raggiunto 184,8 miliardi di euro nel 2023. Durante la pandemia di COVID-19, mentre altre categorie di consumo diminuivano, i consumi alimentari sono cresciuti (+2,4%). Dal 2015 al 2023, i consumi alimentari sono aumentati del 27,6%, in linea con il “totale beni” (+28,4%) e superiori ai “servizi” (+19,6%) e ai “totali consumi delle famiglie” (+23,8%).
Esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande
Nel 2023, l’industria alimentare italiana ha esportato per 53,4 miliardi di euro, con un incremento del 77% dal 2015 al 2023. Tuttavia, i volumi esportati sono diminuiti del 9%. Il 56,2% dell’export è destinato ai Paesi UE, il 14,6% al Nord America, e l’8,8% all’Asia. E’ da apprezzare la grande presenza dei prodotti alimentari italiani sui mercati forti dei Paesi europei, in particolare in quelli dei membri Ue, e del Nord-America.
Scarica la nota
Tra gli approfondimenti disponibili nel documento allegato: il dettaglio delle categorie di spesa delle famiglie, la distribuzione tra canali di vendita (discount e private label), le motivazioni di acquisto della spesa alimentare come presentati dal rapporto Coop 2023 (Consumi e stili di vita degli italiani) e la composizione merceologica dell’export.
Secondo le ultime informazioni fornite dall’ISTAT, anche nel 2023 si evidenzia una contrazione dell’economia agricola italiana. Nel 2023 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca registra infatti risultati negativi in termini di valore aggiunto (-2,5% in valore) e di produzione (-1,8% in volume).
Come già avvenuto nel 2022, anche l’annata 2023 è stata condizionata da «avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato diversi periodi dell’anno, con il susseguirsi di fenomeni estremi che hanno colpito molte produzioni di importanza primaria per il settore agricolo».
La nostra ultima nota passa in rassegna i principali indicatori economici per il settore. Al suo interno troverete, per ciascuna branca di attività e per le diverse categorie produttive, i dati sull’andamento di produzione e valore aggiunto (anche disaggregati per regione), dati sull’occupazione, andamento dei prezzi e dei consumi intermedi.
Da non perdere l’approfondimento finale che prova a dare una lettura politica dei dati presentati e a offrire un’analisi di prospettiva.
Il 7 giugno 2024 l’ISTAT ha pubblicato i dati definitivi sull’andamento dell’inflazione misurata sulla base dell’indice IPCA al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati per il periodo 2020-2023 e le previsioni dell’indicatore per gli anni 2024-2027.
Cos’è l’IPCA-NEI?
L’indicatore dei prezzi al consumo al netto dei prodotti energetici importati (IPCA-NEI) è considerato come riferimento per la contrattazione collettiva dall’Accordo quadro tra le parti sociali per la riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009 e non rientra tra quelli diffusi mensilmente dall’Istat con riferimento ai prezzi al consumo.
IPCA netto dei beni energetici importati nel 2020-2023: realizzazione e scostamenti tra realizzazione e previsione (realizzazione: variazioni percentuali; scostamenti: punti percentuali)
Vi rimandiamo alla nostra nota completa per le previsioni del valore per il prossimo triennio 2024-2027. Si può scaricare qui.