Nel 2023 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 217,5 miliardi di euro, registrando una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente (quando era 202,4 miliardi). In termini di incidenza, il peso del valore aggiunto da economia non osservata sul PIL è leggermente aumentato, attestandosi al 10,2% rispetto al 10,1% del 2022.
Nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca l’economia sommersa vale 5,9 miliardi di euro e pesa per il 14,9% sul totale del valore aggiunto generato dal settore.
La crescita dell’economia non osservata è stata determinata principalmente dall’andamento del valore aggiunto generato dall’utilizzo di “lavoro irregolare”, che ha segnato un aumento di 7,8 miliardi di euro (+11,3%) rispetto al 2022.
Per quanto riguarda l’economia sommersa, nel 2023, il valore si è attestato a 197,6 miliardi di euro, in crescita del 6,6% (+6,7 miliardi) rispetto al 2022. Il suo peso sul PIL rimane sostanzialmente stabile al 9,2% (era il 9,1% nel 2022). I settori nei quali il peso del sommerso economico è maggiore sono gli “Altri servizi alle persone” (32,4% del valore aggiunto del comparto), il “Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione” (18,8%), le “Costruzioni” (16,5%), l’“Agricoltura, silvicoltura e pesca” (14,9%) e i “Servizi professionali” (13,7%).
La dimensione del valore aggiunto generato da sotto-dichiarazione ha un ruolo significativo per gli “Altri servizi alle persone” (12,2% del totale del valore aggiunto del settore), per il “Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione” (11,1%) e le “Costruzioni” (10,3%).
Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare presenta una maggiore incidenza negli “Altri servizi alle persone” (19,7% del valore aggiunto totale), anche per l’inclusione del lavoro domestico.
Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale delle unità di lavoro a tempo pieno (ULA) non regolari sul totale, risulta in aumento nell’ultimo anno, attestandosi al 12,7%, dopo il 12,5% stimato nell’anno precedente. L’agricoltura, silvicoltura e pesca, dove è irregolare più di una unità di lavoro dipendente a tempo pieno (ULA) su tre, è il secondo settore in termini di incidenza delle unità di lavoro irregolari (35,0% del totale delle ULA dipendenti). In particolare, nel settore “Agricoltura, silvicoltura e pesca” sono 203mila le unità di lavoro in condizione di non regolarità (146mila dipendenti e 57mila indipendenti).
Nel 2024 la spesa media mensile totale delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.755 euro in valori correnti e rimane sostanzialmente invariata rispetto ai 2.738 euro registrati nel 2023 (+0,6%). Tra il 2019 e il 2024 il valore della spesa per consumi delle famiglie è, quindi, aumentato del 7,6% a fronte di un’inflazione, misurata sullo stesso arco temporale dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), del 18,5%.
Spesa media mensile delle famiglie per Prodotti alimentari e bevande analcoliche
Il valore della spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche che nel 2024 è pari a 532,85 euro.
Dall’analisi territoriale dei trend della spesa media mensile delle famiglie destinata all’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche emerge che il maggiore incremento si registra nel Nord-Est dove il valore della spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche aumenta del 2,0%.
Nel 2024 le regioni con la spesa media mensile per l’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche più elevata sono Campania (625,45 euro) e Sicilia (599,36 euro), mentre Sardegna e Puglia sono quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 390,63 e 455,63 euro mensili. In termini di incidenza, la quota più elevata di spesa per l’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche si registra in Calabria (28,2%) e in Campania (27,8%) a fronte del 19,2% osservato a livello nazionale. La minore incidenza della spesa media mensile per l’acquisto di Prodotti alimentari e bevande analcoliche si rileva invece che nella provincia di Trento (15,5%) e in quella di Bolzano (13,8%).
Andamento dei consumi di Generi alimentari e bevande non alcoliche
Nel 2024, così come nel 2023, circa un terzo delle famiglie dichiara di aver limitato in quantità e/o qualità, rispetto a un anno prima, la spesa per cibo (31,0%, era il 31,4% nel 2023) e per bevande (33,4%, dal 33,8%).
La crescita registrata nei prezzi dei beni alimentari ha determinato una compressione anche in chiave qualitativa delle scelte di consumo. La crescita registrata negli ultimi anni della quota delle vendite realizzate dal canale distributivo Discount può essere, infatti, interpretato come il segnale della crescente difficoltà affrontata dalle famiglie italiane a porre una adeguata attenzione agli standard qualitativi nelle scelte alimentari. Continuano, infatti, a perder terreno i piccoli negozi di prossimità sia appartenenti alle grandi catene (libero servizio e superette -3,9%) che ancor più quelli indipendenti (negozi tradizionali -4,8%). Mentre gli ipermercati registrano lievi incrementi di fatturato (+0,8% rispetto al 2023) guadagnano, invece, terreno i supermercati e i discount (rispettivamente +2,5% e +1,5% i fatturati rispetto al 2023).
Secondo l’ultimo report ISTAT sulle previsioni demografiche, entro il 2050 la popolazione italiana passerà da 59 milioni a 54,7 milioni (-4,3 milioni in 25 anni). Nello stesso periodo l’incidenza della popolazione degli over 65 anni si attesterà al 34,6% (+10,3% rispetto ad oggi che risulta al 24,3%) mentre quella della popolazione ‘tra i 15-64 anni’ scenderà al 54,3% (-9,2% rispetto ad oggi che risulta al 63,5%). La quota dei giovani fino a 14 anni, rimane invece abbastanza stabile, si prevede infatti che nei prossimi 25 anni passerà dal 12,2% all’11,2%.
Analisi delle dinamiche demografiche
Tra il 2024 e 2080 si conteranno complessivamente 20,5 milioni di nascite, 43,7 milioni di decessi, 18,0 milioni di immigrazioni dall’estero e 8,2 milioni di emigrazioni verso l’estero. Nonostante le incertezze su quelle che saranno le effettive dinamiche della popolazione in futuro questi andamenti fanno pensare che, fino al 2080, sarà difficile riequilibrare l’ampia differenza tra nascite e morti. Anche negli scenari più ottimistici, il numero di nascite resta più basso rispetto a quello dei decessi. Se infatti si considera lo scenario ‘mediano’, si prevede che il numero medio di figli per donna aumenti da 1,18 nel 2024 a 1,46 nel 2080.
Numero famiglie per tipologia
2024Valori assoluti
2040Valori assoluti
2050Valori assoluti
Var. % 2024/2050
Famiglie con almeno un nucleo
– Famiglie con 2 o più nuclei
249
279
267
7%
– Coppie senza figli
5.352
5.927
5.667
6%
– Coppie con figli
7.578
6.342
5.734
-24%
– Madri sole
2.276
2.369
2.413
6%
– Padri soli
618
746
819
33%
Totale Famiglie con almeno un nucleo
16.073
15.662
14.899
-7%
Famiglie di cui senza nuclei
– Persone sole
9.734
10.744
11.005
13%
Di cui maschi
4.458
4.778
4.792
7%
Di cui femmine
5.276
5.967
6.213
18%
– Famiglie multipersonali
672
798
849
26%
Totale Famiglie di cui senza nuclei
10.405
11.543
11.853
14%
TOTALE
26.478
27.205
26.752
1%
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
Analisi territoriale
Le famiglie con almeno un nucleo familiare diminuiscono soprattutto nel Mezzogiorno: dal 63,1% registrato nel 2024 passerà al 57,6% nel 2050, al Nord la percentuale si attesterà al 55,1% mentre al Centro al 54,3%;
le coppie con figli diminuiscono sensibilmente anche al Sud: dal 31,5%nel 2024 si passerà al 22,7% nel 2050;
le famiglie senza nuclei aumenteranno sensibilmente su tutto il territorio nazionale: nel Mezzogiorno si passerà dal 36,9% del 2024 al 42,4% nel 20250 (+5,5%); nel Nord e Centro le famiglie senza nuclei avranno un aumento percentuale raggiungendo rispettivamente il 44,9% e il 45,7% nel 2050;
le persone sole aumenteranno in tutte le aree: nel Nord nel 2050 saranno pari al 41,9% (+4% rispetto al 2024), nel Centro 42,8% (+4% rispetto al 2024), nel Mezzogiorno 38,7% (+4,9% rispetto al 2024);
la percentuale di coppie senza figli aumenta leggermente: al Nord arriveranno al 22,2% e nel Mezzogiorno le proiezioni al 2050 sono al 20,2%;
anche la dimensione familiare media diminuirà: in Italia si passerà da 2,21 a 2,03 componenti nel 2050; al Nord e Centro da 2,16 a 2,0; nel Mezzogiorno da 2,32 a 2,06.
Secondo le ultime informazioni fornite dall’ISTAT nell’ambito dell’attività di stima dei Conti della branca agricoltura, silvicoltura e pesca anche nel 2024 si evidenzia un andamento positivo dell’economia agricola italiana. Nel 2024 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca registra risultati positivi in termini di valore aggiunto (+0,6% in volume) e di produzione (+2,0% in volume).
Andamento di produzione, valore aggiunto e occupazione
Se nel 2023 si era registrata una performance negativa nel valore aggiunto in volume (-5,3% rispetto al 2022), nel 2024 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca registra un andamento positivo: il valore aggiunto cresce del 2,2% rispetto al 2023, dato che manifesta una crescita più sostenuta di quella dell’economia nazionale, il cui valore aggiunto è aumentato dello 0,5% rispetto all’anno precedente.
Sul piano occupazionale nel 2024 il settore agricoltura, silvicoltura e pesca evidenzia una crescita – in termini di Unità di lavoro (Ula) – dello 0,7%. In particolare, la componente del lavoro dipendente si aumenta del 3,1% mentre quella indipendente subisce una flessione dello 0,7%.
Andamenti delle principali categorie produttive in agricoltura. Variazioni percentuali in volume. Anno 2024
Andamento dei prezzi e costi
I prezzi dei prodotti agricoli su base annua nel 2024 hanno registrato un incremento medio dei dell’1,8%, in rallentamento rispetto all’anno precedente (+3,6% nel 2023). Aumenti più significativi dei prezzi riguardano i prodotti delle coltivazioni (+2,1%) che nel 2023 erano stati caratterizzati da andamenti stazionari. A livello merceologico gli aumenti più consistenti si evidenziano per olio d’oliva (+13,2%), vino (+10,5%), ortaggi (+8,7%) e frutta (+5,7%). Viceversa, flessioni rilevanti riguardano gli agrumi.
La proposta di Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028-2034 prevede circa 300 miliardi di euro per il sostegno agli agricoltori europei, con una riduzione di 86 miliardi rispetto all’attuale dotazione. Il recupero potrebbe avvenire tramite i Piani Nazionali e Regionali di Partenariato e cofinanziamenti nazionali.
Obiettivi della PAC 2028-2034
La nuova PAC punta a garantire la sicurezza alimentare dell’UE, promuovere il ricambio generazionale, sostenere zone rurali dinamiche e rafforzare la sostenibilità del settore agricolo.
La nuova governance della PAC 2028-2034 Viene introdotto un nuovo Fondo di Partenariato
Nazionale e Regionale (NRPF). La Commissione fornirà raccomandazioni nazionali agli Stati membri per indirizzare i rispettivi Piani di Partenariato (NRP).
Sostegno della PAC 2028-2034: requisiti di accesso e tipologie di pagamento
Si introduce un “sistema di gestione aziendale” con requisiti ambientali e sociali obbligatori per accedere ai principali pagamenti. Sono previste diverse forme di sostegno: al reddito, agroambientale, a piccoli agricoltori, giovani, investimenti, rischio e formazione.
Il sostegno al reddito decrescente per superficie (obbligatorio per gli SM)
I pagamenti vengono differenziati per sostenere i soggetti più bisognosi. Il tetto massimo per agricoltore è fissato a 100.000 euro l’anno. Entro il 2032 non potranno beneficiarne i pensionati.
Pagamento per i piccoli agricoltori (obbligatorio per gli SM)
Previsto un sostegno fino a 3.000 euro annui per agricoltore, stabilito dai singoli Stati membri. L’adesione è volontaria.
Pagamento per vincoli naturali o altri vincoli territoriali (volontario per gli SM)
Previsti pagamenti per compensare le difficoltà in aree con vincoli naturali, fino al 2% della superficie agricola del paese.
Sostegno al reddito accoppiato (volontario per gli SM)
Aumentata al 20% la quota destinabile al sostegno accoppiato per settori in difficoltà, in particolare zootecnia. Possibilità di aggiungere un ulteriore 5% in aree vulnerabili.
Supporto alla partecipazione agli strumenti di gestione del rischio (obbligatorio per gli SM)
Sostegno per perdite superiori al 20% rispetto alla media degli anni precedenti.
Sostegno agli investimenti per gli agricoltori e i silvicoltori (obbligatorio per gli SM)
Aiuti a investimenti per la resilienza agricola e climatica, inclusi quelli per l’adeguamento a nuovi obblighi normativi.
Insediamento di giovani agricoltori, avvio di attività imprenditoriali rurali e sviluppo di piccole aziende agricole (obbligatorio per gli SM)
Contributi fino a 300.000 euro per favorire l’ingresso di giovani e nuove imprese in agricoltura. Prevista una strategia nazionale per il ricambio generazionale.
Servizi di soccorso agricolo (volontario per gli SM)
Sostegno per la sostituzione temporanea del titolare aziendale in caso di congedi o formazione.
LEADER (obbligatorio per gli SM)
Supporto allo sviluppo rurale e alla diversificazione economica delle aree con svantaggi specifici.
Sostegno alla condivisione delle conoscenze e all’innovazione in agricoltura, silvicoltura e aree rurali (obbligatorio per gli SM)
Finanziamento a progetti di innovazione e trasferimento tecnologico (PEI-AGRI), formazione e consulenza.
Sistemi di conoscenza e innovazione agricola e servizi di consulenza agricola (AKIS) (obbligatorio per gli SM)
Ogni Stato membro dovrà istituire un sistema efficace di consulenza e diffusione delle conoscenze (AKIS), garantendo imparzialità e accessibilità
Autorità responsabile della governance dei dati ai sensi del PAC
Ogni Stato membro designa un’autorità responsabile per garantire l’interoperabilità dei sistemi informativi PAC.
Le prossime tappe del percorso di Riforma della PAC
Periodo
Evento chiave
16 luglio 2025
Presentazione ufficiale proposta PAC post-2027 alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo
17 luglio 2025
Invio dei testi al Consiglio dell’Unione europea
17 luglio 2025
Invio dei testi al Parlamento europeo
Inizio 2026
Avvio triloghi con il Parlamento europeo
2028
Entrata in vigore nuova Pac e nuovo QFP (Quadro Finanziario Pluriennale)
Secondo l’OCSE, a maggio 2025, il tasso di disoccupazione dell’Italia si attesta al 6,5% ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto a maggio 2024 e 3,1 punti percentuali in meno rispetto a prima dell’inizio della pandemia, sebbene rimanga al di sopra del 4,9% valore medio registrato per i paesi OCSE.
L’occupazione totale in Italia è aumentata nell’ultimo anno; l’incremento è pari all’1,7% a maggio 2025 rispetto a maggio 2024.
Salari reali in risalita ma in Italia continua il calo
I salari reali[1] stanno crescendo praticamente in tutti i paesi dell’OCSE, ma nella metà di essi sono ancora inferiori ai livelli dell’inizio del 2021, prima dell’impennata dell’inflazione che ha seguito la pandemia.
L’Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie OCSE. All’inizio del 2025 i salari reali in Italia erano inferiori al 7,5% rispetto all’inizio del 2021.
Variazione dei salari orari reali, primo trimestre 2025 o ultimo trimestre disponibile
Fonte: OECD, Employment Outlook 2025
Effetti dell’invecchiamento della popolazione sulla crescita economica
Nel mondo si vive più a lungo grazie alle condizioni di salute migliori rispetto al passato. Nei paesi dell’OCSE, entro il 2060 il rapporto tra anziani e persone in età lavorativa aumenterà del 67%. Se le politiche non cambiano questa trasformazione demografica genererà un rallentamento della crescita economica di circa 0,4 punti percentuali all’anno.
Politiche per il contrasto al cambiamento climatico e nuove posizioni lavorative
Nel rapporto del 2024l’OCSE analizza come le politiche volte a contrastare il cambiamento climatico possono contribuire ad una ricollocazione di molti occupati in posti di lavoro “green”. In tutta l’OCSE, il 20% della forza lavoro è impiegata in professioni green-driven[2](in Italia il 13,7%); circa il 7%, invece, è occupato in industrie ad alta intensità di emissioni di gas serra (in Italia il 5,1%). Secondo l’OCSE, in Italia, si rileva però una differenziazione tra i lavoratori che posso accedere a questa opportunità di ricollocazione.
[1] Il salario nominale (la retribuzione monetaria della forza lavoro) tende sempre a scostarsi dalla quantità di merci acquistabili mediante la busta-paga (salario reale), per la svalutazione del denaro cioè per la rivalutazione delle altre merci (inflazione)
[2] Sono le professioni che contribuiscono direttamente alla riduzione delle emissioni, ma anche professioni di supporto alle attività verdi e che sono necessarie alla transizione