The 4th report “Agromafias and gangmasters”

What is the Placido Rizzotto Observatory

The Observatory was founded by Flai Cgil in 2012, just a few months after the state funeral celebrated in Corleone in memory of Placido Rizzotto, a trade unionist killed by the Sicilian Mafia in 1948. Its task is to investigate the intertwining of the agro-food chain and organized crime, with particular attention to the phenomenon of the hiring and infiltration of mafias in the management of the agricultural labour market. The Observatory promotes synergies among the operators involved in various ways in the affirmation of legality in the agri-food sector: trade unionists, magistracy and law enforcement representatives, academic world, associations and third sector.

The report

The main activity of the Observatory is the drafting of the report “Agromafias and Gangmaster”, a two-year research and investigation report about the infiltration of mafias in the agri-food supply chain and working conditions in the sector.
The Fourth Report, released in July 2018, was an opportunity to take stock on the situation of the illegal economy in the food sector, to explore the legislation to fight workers exploitation since 1950 and to piece together, through some case studies, the situation of exploited workers in agriculture.

The data

The invisible economy in Italy is estimated to be worth about €208 billion; irregular work is worth 77 billion, or 37.3% of this. Irregular work accounts for 15.5% of the added value of the agricultural sector.
Irregular labour and the gangmaster system in agriculture amounted to 4.8 billion euros. While 1.8 billion euros are avoided in taxes.

Between 400,000/430,000 agricultural workers are exposed to the risk of irregular work under gangmasters; of these more than 132,000 are in a state of serious social vulnerability and severe suffering in employment terms. In addition, more than 300,000 agricultural workers, or almost 30% of the total, work less than 50 days a year. Presumably this includes a lot of irregular/illegal work. The rate of irregularity in labour relations in agriculture is 39%.

The conditions of workers subject to severe exploitation in agriculture: no protection and no rights guaranteed by contracts or law; an average pay of between 20 and 30 euros a day; piecework for a fee of €3/4 for a 375kg container; a wage lower by about 50% than the provisions of the CCNL and CPL. Women under gangmasters receive 20% less salary than their male colleagues.
In the severe cases of exploitation analysed, some migrant workers received a salary of 1 euro per hour. The average working day is from 8 to 12 hours.

Workers under gangmasters have to pay them for: transportation depending on distance (on average €5 euros); basic necessities (on average €1.5 for water, €3 for sandwiches, etc.)

The role of mafias

The last part of the report, “Foreign mafias and the case of the Bulgarian mafia”, highlights how the spread and branching out of the foreign mafia, “enables it to operate simultaneously in different parts of the country and therefore to hire labour, offer it on the market of illegal supply/demand, establish/negotiate interests with irresponsible/dishonest entrepreneurs, and make money from this (…).

These modalities are antithetical to those that the unions put in place to defend workers, regardless of their nationality. From this point of view, the criminal groupings that manage segments of the supply of labour with rules and behaviour that are punitive and discriminatory can be considered as micro-organisations parallel to the union ones, acquiring, for this reason, consequently, not only a “shadow function” but specifically the identity of “delinquent union”.

A summary of the report can be downloaded here

The whole report can be purchased here

(All images are Placido Rizzotto Observatory’s elaborations)

Cosa fa un sindacalista? Il proprio lavoro, anche quando non è facile

Cosa fa un sindacalista? Il proprio lavoro, anche quando non è facile

di Ilaria Romeo
responsabile Archivio storico CGIL nazionale

Il due marzo del 1948 cade in contrada Raffo a Petralia Soprana (PA) il capolega della Federterra Epifanio Li Puma, mezzadro e socialista. Il 1° aprile viene assassinato a Camporeale – al confine tra le province di Trapani e Palermo – il segretario della Camera del lavoro Calogero Cangelosi, anch’egli socialista. Al centro, nel tempo e nello spazio, fra questi due delitti si colloca, il 10 marzo, l’assassinio di Placido Rizzotto, partigiano, socialista, segretario della Camera del lavoro di Corleone e dirigente delle lotte contadine.

Epifanio Li Puma, capolega della Federterra ucciso il 2 marzo 1948 in provincia di Palermo.

Sarà il capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ad indagare sul delitto Rizzotto: il lavoro dell’ufficiale, destinato a divenire un nome celebre nel corso dei decenni successivi, porterà all’incriminazione di Luciano Liggio, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura che tuttavia, alla fine del 1952, verranno assolti per insufficienza di prove.

Placido Rizzotto, partigiano, socialista, segretario della Camera del lavoro di Corleone e dirigente delle lotte contadine, ucciso il 10 marzo 1948

Il rapimento di Placido Rizzotto, 36° omicidio di mafia nella penisola nel secondo dopoguerra, scuote le coscienze: gli atti terroristici contro il movimento contadino e i suoi dirigenti cominciano il 16 settembre del 1944, con l’attentato a Girolamo Li Causi, segretario regionale del PCI, durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, proseguendo negli anni seguenti con gli assalti alle Camere del lavoro della CGIL ancora unitaria, le intimidazioni e i pestaggi dei suoi dirigenti, i primi omicidi.

Il 4 gennaio 1947, a Sciacca – provincia di Agrigento – la mafia uccide davanti alla porta della sua abitazione Accursio Miraglia, segretario della locale Camera del lavoro e dirigente comunista.

Accursio Miraglia, segretario della locale Camera del lavoro e dirigente comunista ucciso il 4 gennaio 1947 a Sciacca (AG)

Il 13 febbraio 1947 a Villabate (PA) muore Nunzio Sansone, militante comunista impegnato nella lotta per la riforma agraria, fondatore e segretario della locale Camera del lavoro. Lo stesso giorno a Partinico, sempre in provincia di Palermo, viene ucciso Leonardo Salvia, anch’egli in prima fila nelle lotte per la distribuzione delle terre.

Non sono in molti a ricordarlo – racconta Emanuele Macaluso, segretario generale della CGIL Sicilia dal 1947 al 1956, in una bella intervista rilasciataci qualche mese fa in occasione del 70° anniversario di Portella della Ginestra ma dall’inizio del 1947 e fino a prima dell’attentato (ndr Primo maggio 1947 a Portella) erano stati ammazzati già tre sindacalisti: tutti uomini di valore, dirigenti e militanti del calibro di Accursio Miraglia, Pietro Macchiarella (ndr ucciso il 17 gennaio 1947), Nunzio Sansone. Anche se va detto che le intimidazioni, quando non addirittura gli atti terroristici contro il movimento sindacale e i suoi leader erano cominciati nell’immediato dopoguerra, con l’attentato del 16 settembre ’44 a Girolamo Li Causi, all’epoca segretario del PCI siciliano, avvenuto durante un comizio a Villalba. Quel giorno io mi salvai per miracolo: ero al suo fianco e ricordo per filo e per segno gli attimi che fecero seguito alla sparatoria scatenata dagli uomini di don Calogero Vizzini, dove risultarono ferite 14 persone e in occasione della quale lo stesso Li Causi fu colpito a una gamba, un fatto che lo renderà claudicante per il resto della sua vita”.

Alla constatazione degli intervistatori: “A cadere sotto i colpi della mafia erano soprattutto sindacalisti della CGIL…”, Macaluso risponde: “Esclusivamente della CGIL! Unitaria fino al 1948, della CGIL post-scissione in seguito. Andrea Raja, Gaetano Guarino, Nicolò Azoti, erano tutti sindacalisti della CGIL e, in particolare, dirigenti del movimento contadino e bracciantile. E del resto furono compiuti soprattutto tra i capi delle lotte per la terra i primi omicidi della criminalità organizzata agli inizi del Novecento, da Luciano Nicoletti a Bernardino Verro, e nel tragico marzo-aprile del 1948, con gli efferati assassini di Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero Cangelosi”.

Quale era il nostro convincimento? – afferma ancora Macaluso in risposta ad una nostra domanda – Che era un prezzo da pagare” (Guarda la video intervista).

Un tributo di sangue che continua anche negli anni successivi con l’uccisione di, tra gli altri Salvatore Carnevale, il 16 maggio 1955 e Vincenzo Di Salvo il 18 marzo 1958.

Salvatore Carnevale, sindacalista ucciso dalla mafia il 16 maggio 1955

L’elenco dei sindacalisti uccisi dalla mafia è davvero molto lungo. Lo riproduciamo – forzatamente incompleto – allargando la forbice cronologica dall’inizio del secolo scorso agli anni Ottanta, partendo da Lorenzo Panepinto, insegnate, figura emblematica del sindacalismo contadino in Sicilia, assassinato a Santo Stefano di Quisquinia (Agrigento) davanti casa propria il 16 maggio 1911, per arrivare a Pio La Torre, prima dirigente della CGIL siciliana, poi esponente di primo piano del PCI dell’isola e a livello nazionale, ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982.

Perché “fare memoria è un dovere – come diceva don Ciotti – che sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie, un impegno verso i familiari delle vittime, verso la società tutta, ma prima ancora verso le nostre coscienze di cittadini, di laici e di cristiani, di uomini e donne che vivono il proprio tempo senza rassegnazione”.